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Riflessi di Città

PAROLE CHIARE SULLA QUESTIONE AMBIENTALE A MANFREDONIA

    

     Un risvolto che non è stato ben messo in luce della lotta di Manfredonia contro “la nave dei veleni”, tramutatasi poi contro la stessa industria chimica dell’EniChem, è il rifiuto di una certa politica che non ascoltava la gente che diceva di rappresentare. E’ stato questo un preannuncio, con qualche anno di anticipo, della rivolta che ha poi interessato l’Italia intera, alimentata dal coraggioso intervento dei magistrati di “mani pulite”.
    La politica che i partiti svolgevano allora a Manfredonia, prevalentemente nelle oscure stanze delle segreterie politiche, dove le spartizioni avevano aggio sui programmi da realizzare, non era dissimile da quella che si svolgeva nelle altre città d’Italia. Quando, in questa città, l’intera popolazione scese in piazza per chiedere la chiusura della fabbrica inquinante, essa non voleva soltanto che si mettesse fine al gravissimo inquinamento che arrecava l’industria chimica, ma chiedeva anche di mettere fine a quel modo oscuro di far politica. Si diceva allora: “Basta non solo all’inquinamento ambientale, ma morale!”
    Un’altra dimensione, davvero poco analizzata della lotta, è quella riguardante certi intellettuali, inguaribilmente malati di operaismo, i quali, nel tentativo di sminuire i motivi che stavano a base della lotta, attraverso arzigogolati discorsi, dal finto andante sottile, e riferimenti storico-filosofici di dubbio spessore, tentavano di nascondere questa loro malattia vetero-marxista, di cui ancora adesso non sono riusciti a liberarsi nonostante testimonianze come quella di Nicola Lo Vecchio e tanti altri che hanno perduto la loro vita, dopo essersi immolati al destino della fabbrica.
    Del resto il marxismo, lo storia ce lo ha ampiamente dimostrato, ha trovato il proprio punto di congiunzione col capitalismo nell’incondizionata esaltazione della tecnologia e dell’industrialismo.
    E’ da ricercare proprio in questa origine filosofica il motivo del ritardo dei partiti operai e del sindacalismo nostrano nel comprendere che, se è vero che il lavoro è molto importante, essenziale per l’uomo è anche una vita che venga mantenuta, non sottratta come è stata, purtroppo, quella del povero Lo Vecchio.


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